Per quanto concerne lo sviluppo tecnologico del calcestruzzo l’Italia è allineata, sostanzialmente, a Francia e Germania, tra le realtà europee più avanzate del settore. Ma c’è un aspetto che ci differenzia per quanto concerne la messa in opera. L’anello mancante in Italia è rappresentato dal rapporto troppo sottile che esiste tra ricerca e tecnologia da un lato e le imprese dall’altro. Approfondimenti sul tema saranno tenuti in occasione dell’iniziativa “SAIE In calcestruzzo”, al salone Saie di Bari, da giovedì 7 a sabato 9 ottobre, dedicato all’innovazione della filiera del calcestruzzo con le “Conversazioni sul calcestruzzo”.
«Dovremmo aprire alle imprese i nostri incontri, seminari e convegni in quanto è necessario chiarire alcune operazioni relative alla corretta messa in opera del calcestruzzo. Tra il 2020 e il 2021 ho curato, insieme al gruppo di lavoro (Mecca, Oliveto, Santoro) webinar (formazione a distanza) ai quali hanno partecipato quasi 4mila professionisti, di cui il 15% architetti e geometri e il restante 85% ingegneri, ma è mancata completamente la presenza di chi mette in opera il calcestruzzo, cioè le imprese di costruzione».
In premessa all’intervista sull’evoluzione della tecnologia del calcestruzzo e sul suo futuro in termini di impieghi, prestazioni, durabilità e sostenibilità, il prof. Matteo Felitti, strutturista e tecnologo del calcestruzzo, rilascia una dichiarazione che fa riflettere sul mancato coinvolgimento delle imprese e degli operatori del settore. Un punto di vista che merita di essere attenzionato, intuendone la rilevanza. Di sicuro sarà oggetto di approfondimenti in occasione dell’iniziativa “In calcestruzzo”, al salone Saie di Bari, da giovedì 7 a sabato 9 ottobre, dedicato all’innovazione della filiera del calcestruzzo. Con le “Conversazioni sul calcestruzzo”, Felitti, insieme ad Andrea Dari (Editore di Ingenio) sarà uno dei protagonisti dell’evento, ponendo a servizio della comunità tecnica la sua vasta e approfondita esperienza.
Professor Felitti, a che punto siamo in Italia con la tecnologia del calcestruzzo rispetto al resto d’Europa e più in generale al resto del mondo?
L’Italia è allineata, sostanzialmente, a Francia e Germania, tra le realtà europee più avanzate del settore. Ma c’è un aspetto da sottolineare che ci differenzia per quanto concerne la messa in opera. Ad esempio, in Germania, mi risulta, che la fase di maturazione dei getti è curata con più attenzione. Ma in generale non abbiamo nulla da invidiare a nessuna realtà europea sul piano della conoscenza teorica e della chimica applicata. Di sicuro gli ingegneri tedeschi sono molto pratici e se hanno un problema su una struttura si informano, approfondiscono. L’anello mancante in Italia è rappresentato dal rapporto troppo sottile che esiste tra ricerca e tecnologia da un lato e le imprese dall’altro. Sto vivendo un’esperienza professionale seguendo un cliente che produce in Italia ed esporta in Germania e per questo è certificato anche secondo le norme DIN. Per quanto riguarda gli aspetti teorici, nessun problema, le procedure sono in linea con quelle applicate in Italia. Più stringenti sono alcune prove come, ad esempio, il test di segregazione per gli SCC allo stato indurito (obbligo di verifica di metà cilindro in SCC tagliato diametralmente). Vi sono altre realtà che sul calcestruzzo sono più avanti rispetto alla nostra situazione, in particolare gli Stati Uniti e il Giappone.
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